Il terzo racconto che pubblico in eBook, primo della collana autobiografica, è uno dei racconti più rappresentativi della mia narrativa, oltre a essere uno di quelli a cui sono più affezionato. Innanzitutto, e non è poco, ha avuto la supervisione di Alessandro Baricco, a cui piacque poco, ci capì poco, lo trovò respingente, indisponente, confusionario, forse anche un po’ spocchioso, non saprei. Ovviamente per il mio ego fu un duro colpo. Avevo messo tutto me stesso dentro quel racconto, brandelli autobiografici, rapporti inconfessabili, stati d’animo di cui non è facile discutere, e avevo fatto tutto con quella che reputavo essere una certa leggerezza e un tono originale, molto asciutto e a tratti quasi cinematografico.
Ma uno scrittore deve essere sempre pronto ad accettare le critiche, anche quando sono pugnalate, ed essere pronto a buttare tutto ciò che ha scritto, fino all’ultima virgola. Un processo costante di messa in discussione in cui non si può mai essere soddisfatti e non si può mai considerare un’opera conclusa. Questo è il circolo in cui deve essere disposto a entrare uno scrittore, e chiunque pensa di non poterlo sopportare deve cambiare mestiere.
Dalle critiche di Baricco, il racconto ha avuto tante di quelle riscritture che è impossibile tenerne il conto. Ho fatto tesoro dei suoi consigli, di quelli di amici scrittori, di amici lettori, di mie riletture, e oggi è migliore. Resta un racconto imperfetto, spigoloso, in certi tratti eccessivamente sperimentale, in altri eccessivamente ingenuo, ma credo che abbia una buona leggibilità e densità, e affronti gli argomenti, complessi e delicati, in modo appropriato, e riesca a strappare perfino un paio di sorrisi, tra un momento ripugnante e uno di biasimo.