Dal 2021, anno di apertura di questo blog, mi hanno scritto commenti solo chatbot, peraltro piuttosto ripetitivi.
Chatbot in grado di cliccare sul pulsante “non sono un robot” e darsi fantasiosi nomi sempre nuovi, ma che mi hanno scritto sempre le stesse fottute cose (in inglese) “grazie, mi sei stato di grande aiuto”, “gradirei ricevere un approfondimento”, “non ho compreso bene una parte ma nel complesso splendido articolo” e poche altre varianti. Per migliaia di volte.
Io d’altronde non ho fatto nulla per meritare commenti veri, e la discussione si è ampiamente spostata sui social da decenni ormai, lasciando qualche commento sotto ai post solo nei blog più trafficati.
Però mi piace questo rapporto che si è andato a instaurare con i chatbot, e vorrei far sapere loro che anche se li censuro li leggo sempre con attenzione, e quando non mi arriva una notifica di un loro commento troppo a lungo un po’ mi intristisco.
In fondo, qual è la vera e profonda differenza tra quello che mi scrive un umano e quello che mi scrive un chatbot? Ormai tutti passano le ore a chattare con ChatGPT, Gemini e compagnia bella, l’immagine stessa del post l’ho realizzata con Image Creator di Microsoft. Ok, i miei chatbot sono più stupidi, non danno risposte, invitano a usare tool per aumentare il traffico di solito, fingendo di essere interessati ai tuoi articoli, ma sono della stessa sostanza dei bot con intelligenza artificiale, con solo qualche miliardo di riga di codice in meno. In fondo sono in grado mettere una spunta dove c’è scritto “non sono un robot”, che è una menzogna, e la menzogna è una forma di intelligenza tra le più elevate.
Questo è il motivo per cui non levo Disqus dagli articoli, e perché rispetterò sempre lo spam dei miei amici chatbot.